Altre Statue

Figli di un Dio minore

Legno: tronco di platano
Origine: Genova
Anno: 1992

“Nobil natura è quella
Che a sollevar s’ardisce
Gl’occhi mortali incontra
Al comun fato…
Tutti fra sé confederati estima
Gli uomini, e tutti abbraccia
Con vero amor porgendo
Valida e pronta ed aspettando aita…” *

*  G. Leopardi.

Al di sopra di un groviglio di corpi, in perenne lotta per la vicendevole sopraffazione, ove il più debole, il diverso storicamente soccombe alla forza bruta di chi si crede migliore, lo scultore pone quella parte di umanità che più ha subito i torti della violenza: le cinque figure stanno abbracciate fra loro, quasi a voler resistere ad un destino che tutto travolge e annienta e contro il quale non ci sono eroismi, se non la consapevolezza della propria nuda umanità.
L’immagine offerta è evidentemente quella di persone diverse dall’uomo occidentale che li considera, e le ha sempre considerate, figliolanza di “un dio minore”.
All’ignoranza popolare che divide e contrappone razze, stirpi, popolazioni, molte delle quali sono state per secoli emarginate e schiavizzate, esse rispondono sostenendosi le une alle altre, si toccano, non si rifiutano né per il colore della pelle né per la loro apparente diversità somatica: tutte incontrano e mostrano la comune umanità.

Testo di Paolo Bottero


Pompei 79 d.c.

Legno: radica di quercia marina
Origine: Genova
Anno: 1994

Le ceneri e la lava del

formidabil monte
sterminator Vesevo

scendono implacabili a ricoprire l’umanità e le sue effimere costruzioni; lì

“fur giardini e palagi,
agli ozi de’ potenti
gradito ospizio, e fur città famose”.

Lo scultore si è soffermato sulla tragedia del gruppo familiare in fuga, sorpreso dall’immane catastrofe, ma ormai rassegnato alla sua sorte.
Due figlioletti già sono aggrediti e quasi del tutto ricoperti dalla lava; altri due si aggrappano all’unica creduta speranza, i genitori; ma padre  e madre nella loro nudità mostrano tutta la vanità dell’uomo di fronte alla forza dirompente della natura.
Gli occhi del padre, chiusi nell’ultimo spasimo di un dolore estremo e impotente, non hanno più lacrime; la madre si stringe al marito abbandonandosi in un ultimo abbraccio d’amore prima della morte.
Attorno ad essi l’immaginazione dell’artista vede i

“Campi cosparsi di cenere infeconda e ricoperti
Dall’impietosa lava
Che coi torrenti suoi l’altero monte
Dall’ignea bocca fulminando oppresse
Cogl’abitanti insieme…” *

*“La Ginestra”, di Giacomo Leopardi.

Testo di Paolo Bottero


Fontana dell’ospitalità

Pietra: pietra sedimentaria puddinga
Origine: Valle Stura
Anno: 2009

Seguendo la sua visione poetica, l’artista ha tratto da un masso informe, con la tecnica del “levare”, una serie di figure allegoriche: al centro è un mascherone, che si ispira a forme tardo-rinascimentali; dalla sua bocca escono tre rivoli d’acqua che dicono riferimento ai tre torrenti che circondano l’abitato del paese; la figura del vecchio patriarca (icona della bimillenaria storia di Campo) porta su di sé la corona marchionale; dietro la sua testa distende le ali l’aquila imperiale bicipite, che sorregge lo stemma comunale campese (d’azzurro spaccato di verde) con al centro le tre spighe che rappresentano i tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) di cui godeva per millenario privilegio il Feudo Imperiale di Campo, poteri annodati da un nastro scarlatto che vuole essere la suprema autorità della Legge o l’unione solidale dei cittadini.
Ai lati dell’ampia vasca di raccolta delle acque fluviali stanno altre due figure allegoriche: la donna che offre il ristoro dell’acqua sorgiva all’uomo forestiero e pellegrino.
Ai lati dell’ampia vasca di raccolta delle acque fluviali stanno altre due figure allegoriche: la donna che offre il ristoro dell’acqua sorgiva all’uomo forestiero e pellegrino. 
Ma l’interpretazione del mondo virtuale rappresentato dallo scultore potrebbe anche muoversi nella direzione di un’offerta d’amore e di vita (l’acqua è da sempre simbolo di spirito vitale ed elemento essenziale dell’esistenza), così come potrebbe anche essere intesa come reminiscenza subliminale dell’episodio evangelico della samaritana (“Donna, dammi da bere”).

Testo di Paolo Bottero


La Genesi

Legno: tronco di abete rosso
Origine: Val Savaranche (Aosta)
Anno: 1995

Al tempo in cui Dio fece la terra e il cielo non vi era ancora alcun arbusto del campo sulla terra, e non aveva ancora germinato nessuna erba nel prato.
Allora il Signore Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra e alitò nelle sue narici un soffio vitale, e l’uomo divenne un essere vivente…
Poi il Signore Iddio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo; gli farò un aiuto simile a lui…formò la donna e la condusse ad Adamo…”.

Dalla materia informe, perché tale è finché non giunge l’uomo che la ordina dopo averla conosciuta, ecco sorgere le due figure dei progenitori, il padre e la madre di tutti i viventi.
Lo scultore, infatti, ci propone la donna e l’uomo avvinti in un abbraccio di vita, così come si legge nella Scrittura:

Adamo esclamò: “Questa sì è osso delle mie ossa e carne della mia carne”.

E li propone nudi:

“…erano ambedue nudi, e non avevano vergogna l’uno dell’altro”.

Nel piccolo gruppo ligneo l’artista è riuscito a raccogliere in sintesi un universo ideologico capace di raccontare l’origine dell’umanità che ancora è armonia, bellezza, gioia di essere, che ancora non conosce il dolore, la passione, la morte.

Testo di Paolo Bottero


La spada nella roccia

Legno: albero di ulivo
Origine: Imperia
Anno: 2015


“Festa” della Donna

Legno: Tronco di tiglio
Origine: Campo Ligure (GE)
Anno: 2018

Figura celebrativa femminile


Figura allegorica di un amico

Legno: Quercia
Origine: Valle Stura
Anno: 2010

Homini qui lignum
immortalem fecit,
per lignum vitam
novam deibus dedit
per deos se et homines
immortalem fecit

Testo di Mirna Zeli